Il Vangelo delle Beatitudini

GIOVEDì 24 SETTEMBRE 2020

Ore 21.00

Trevignano, Teatro Comunale

Spettacolo di e con Aida Talliente

Produzione Aria Teatro Pergine

Ingresso libero, prenotazione obbligatoria

 

Ci sono zone buie del cuore, quelle zone in cui risiedono paure a cui è sempre così difficile dare un nome. Lì si trova la fragilità; in quello spazio vuoto dove il nostro essere intero, integro, rischia di sgretolarsi, dividersi, frammentarsi, quando viene a contatto con un dolore troppo grande. In coloro che hanno subito troppi colpi, quella parte del cuore che grida per il male inflitto, sembra aver perso la fiducia, la luce, sembra morta. Ma non lo è mai del tutto. Semplicemente non può più gridare, è bloccata in un gemito sordo e ininterrotto. Occorre dunque uno spazio perché questo grido flebile e maldestro possa farsi udire. Occorre uno spazio in cui poter sperare. C’è un disperato bisogno di sperare e parlare di Speranza. Sentire questa parola, vederla attuata in azioni concrete, cercarla, gridarla. Mai come ora è tempo di Speranza, di abitare il Bene, di abitare il Sacro, in ogni momento del giorno, in ogni luogo del mondo, in ogni storia di uomo. E mai come ora è tempo di conoscere e far proprio il linguaggio evangelico, elaborarlo, allontanarlo dagli equivoci della religione patriarcale e lasciare che il senso profondo di quelle parole si faccia carne, diventi esempi reali, attraverso le storie degli uomini. Decido di iniziare un percorso di ricerca parlando, prima di tutto, proprio con persone che vivono condizioni di vita particolari, al limite, in cui la Speranza sembra non esserci più. Parlo anche con due sacerdoti particolarmente lontani dall’istituzione Chiesa ma così straordinariamente vicini alle parole del Vangelo. Raccolgo nel corso dei mesi i pensieri di ognuno, le loro riflessioni. Incontro un ergastolano, in carcere ormai già da molti anni e inizio con lui un importante scambio di lettere. Lentamente comincia a delinearsi più chiaramente la struttura del lavoro sulle Beatitudini.

Il discorso della montagna riportato agli uomini, segna la traccia per entrare dentro un percorso di parole e storie che si interrogano sul tema della speranza, che la chiedono, che la cercano. Speranza legata agli affetti più cari, speranza davanti alla difficoltà del vivere, speranza dove non è possibile averne, speranza come augurio. Quattro momenti che mostrano volti e condizioni umane differenti per la loro storia ma legate da un discorso comune: le Beatitudini. A raccontare, oltre alle parole, sono anche  grandi immagini proiettate e scomposte da prismi che attraverso giochi di luce disegnano non solo lo spazio scenico ma anche quello emotivo. Disegni e ombre che si compongono e si dissolvono a svelare lentamente paesaggi diversi. Melodie di giocattoli o piccoli oggetti che nascono direttamente nello spazio scenico, per costruire l’ambiente di ogni storia. Primo quadro: gli umili e i puri di cuore. Dedicato alla mia famiglia. Secondo quadro: quelli che piangono e quelli che hanno compassione. Dedicato a Mario Vatta. Terzo quadro: i non violenti. Dedicato a F. L. R. ergastolano in un carcere di massima sicurezza. Quarto quadro: quelli che hanno fame e sete di giustizia e i perseguitati a causa della giustizia. Dedicato a quelli che hanno il coraggio di andare fino in fondo perché sentono che qualcosa esisterà, aldilà di me, aldilà di te, aldilà di quello che succederà.

 

POSTI ESAURITI

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