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We care

Verso una democrazia della cura

Nella scelta del titolo della decima edizione CombinAzioni si è fatta ispirare da don Lorenzo Milani e dal suo motto “I care”, traducibile in italiano con l’espressione “mi importa, mi sta a cuore”, il contrario esatto del motto fascista “me ne frego”, che metteva in luce l’importanza della responsabilità collettiva e della partecipazione attiva dei cittadini, elementi fondamentali per la fioritura di un ambiente democratico.

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Avere a cuore qualcosa è un primo passo necessario per poi prendersene cura: secondo Luigina Mortari, docente di Filosofia della Cura all’Università di Verona, la cura non è soltanto un sentimento o un’idea astratta ma un atto, una pratica che richiede attenzione e che accade nella relazione.

Viviamo in un tempo, però, in cui la vulnerabilità e la dipendenza di un essere umano dall’altro sono spesso considerate punti di debolezza, tanto che le azioni di cura vengono confinate alla sfera privata, come se si trattasse di qualcosa da tenere nascosto, che riguarda soltanto coloro che sono considerati bisognosi di aiuto, tradizionalmente bambini, anziani e malati.

Cosa succederebbe se iniziassimo a mettere la cura al centro delle nostre vite? Emerge sempre più la necessità di riportare la cura nella sfera pubblica, ripensando a una società che non sia strutturata soltanto in termini di interessi, quanto piuttosto di bisogni, di ben-essere e bene-stare, e che tenga conto di situazioni di esclusione e marginalità. Rimettere la cura al centro della democrazia implica riconoscerla come un valore fondamentale che qualifica il nostro essere cittadini.

Come ha notato la pensatrice canadese Joan Tronto, essere cittadini in una democrazia significa  prendersi cura degli altri cittadini e della democrazia stessa. Oggi occorre ripensare la cultura democratica a partire da una visione relazionale. Reinventare una partecipazione democratica significa immaginare cittadini e società che si impegnino a ricomporre lo spazio e il tempo della cura, dai singoli alle comunità, dalle generazioni presentI a quelle future, fino agli ecosistemi con i diversi esseri viventi che li abitano.

L’edizione 2024 del festival parte da qui, proponendo riflessioni e spettacoli sul significato della cura e su queste relazioni fondamentali che ci legano alla vita: cura di noi stessi, degli altri, della comunità in cui siamo, della società in cui viviamo, dell’ambiente e del pianeta che ci ospitano.

 

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Progettazione e organizzazione

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